Come è cominciata

Ho desiderato fare questo lavoro da quando avevo 14 anni e ho aperto il primo libro di Sigmund Freud al liceo. Nel tempo, attraverso i miei studi universitari e post universitari, ho ampliato sempre più le mie conoscenze spaziando in ambiti diversi, ma le modalità  di accoglienza del paziente sono state certamente influenzate da questa mia prima "infatuazione" giovanile. L'idea di offrire alle persone che si rivolgevano a me uno spazio accogliente dove poter esprimere sé stessi, i propri pensieri e le proprie emozioni, mi ha sempre affascinata e ho cercato di ricreare questa mia fantasia nel modo più fedele possibile. Nel tempo, soprattutto in seguito alla pandemia, mi sono adattata a lavorare anche da remoto e devo dire che, per quanto in maniera differente, sono riuscita a ricreare questa stessa sensazione. Questo mi ha fatto capire qualcosa che già sapevo ma che non avevo mai sperimentato così concretamente: un luogo non è necessariamente un luogo fisico, ma è forse soprattutto un luogo emotivo, uno spazio definito da una routine e da una storia che in questo caso si scrive in due.